Sindrome del tunnel carpale

Cos’è la sindrome del tunnel carpale. Il nervo mediano. Le cause. Il formicolio. Più colpite le donne. Gli esami. Le cure. L’intervento chirurgico. I tutori

A cura di Cesare Betti

Cos’è la sindrome del tunnel carpale

È una malattia che non fa distinzione di classe sociale, dato che può colpire la casalinga o l’operaio, il manager o chi usa a lungo il computer. Si tratta della sindrome del tunnel carpale, un disturbo dovuto a compressione del nervo mediano quando entra nel tunnel carpale.
Le cure sono efficaci e in grado di ridare la completa funzionalità alla mano entro poco tempo, a patto di intervenire subito. Se il tempo trascorso dalla comparsa dei primi sintomi all’inizio della cura è troppo lungo, è possibile che la sensibilità delle dita non venga riacquistata del tutto.
Come riconoscere questa malattia? Quali sono gli esami necessari a diagnosticarla? Quali sono le cure disponibili? Ecco la risposta di un esperto, il dottor Orazio De Lucia, specialista in reumatologia ed ecografia muscolo-scheletrica all’Istituto Auxologico Italiano “u2013 Capitanio.

Colpa del nervo mediano
Con il termine di sindrome del tunnel carpale si indica una situazione anomala dovuta a compressione del nervo mediano, il nervo che percorre tutto l’arto superiore.
Il nervo mediano è formato da due tipi di fibre: motorie e sensitive. Le prime si trovano all’interno del nervo e servono a muovere i muscoli della mano per dare la forza necessaria ad afferrare gli oggetti; le seconde, che formano la parte esterna del nervo, permettono la sensibilità delle dita. Le radici del nervo hanno origine dal collo, si uniscono a formare il nervo vero e proprio e, dopo aver percorso tutto l’arto superiore, giungono fino al tunnel carpale.
Il tunnel carpale è un canale la cui parte inferiore è formata da piccole ossa, mentre la parte superiore è formata dal legamento traverso del carpo. A livello del palmo della mano, il nervo mediano si suddivide in piccole ramificazioni per formare i rami delle prime tre dita della mano (pollice, indice e medio).
Le cause
Le situazioni che possono provocare la malattia sono numerose, e sono dovute sia a diretto interessamento delle ossa che formano il polso sia all’infiammazione dei tendini che riduce lo spazio dove passa il nervo mediano. Spesso però, non è possibile scoprire con certezza la causa del problema. Una grave artrosi delle ossa del polso, esiti di fratture che causano modificazioni della forma delle ossa del polso, così come piccoli traumi ripetuti nel tempo (per esempio, le persone che usano a lungo il martello pneumatico) oppure chi compie movimenti che mantengono flessa per molto tempo questa zona, sono tutti fattori che favoriscono la comparsa del disturbo. A scatenare la malattia possono essere anche ferite al palmo della mano dovute a eccessiva cicatrizzazione: come conseguenza, si può avere una compressione a livello del canale carpale.
Infine, a rischio sono anche le persone affette da malattie reumatiche. Le flogosi delle guaine tendinee di tale distretto anatomico legate a malattie reumatiche, quali artrite reumatoide, artrite psoriasica o artriti microcristalline, possono essere un’ulteriore causa di compressione del nervo mediano.


Primo segno, il formicolio
La presenza di formicolii alle prime tre dita della mano è il primo segno di malattia. Dapprima, il disturbo è leggero e compare soprattutto mentre una persona dorme, a causa della tendenza a tenere il polso in posizione flessa, facendo così aumentare la pressione all’interno del tunnel carpale e provocando la sofferenza del nervo mediano. Spesso, oltre al formicolio, è presente anche dolore, a volte piuttosto intenso da far svegliare la persona che dorme.
Con il tempo, la malattia peggiora sempre più: i formicolii diventano frequenti e continui, e possono causare riduzione nei movimenti dovuti ad alterata sensibilità: per esempio, diventa difficile girare le pagine di un giornale oppure tenere in mano una penna per scrivere. Nei casi più seri, poi, le estremità delle dita possono perdere del tutto la loro sensibilità. Il peggioramento è legato alla scarsa nutrizione del muscolo che sta alla base del pollice con conseguente ipotrofia della muscolatura locale.


Sono più colpite le donne
La sindrome del tunnel carpale è una malattia che interessa maggiormente il sesso femminile. Su oltre 100 persone sottoposte a cure, oltre il 90% sono donne, soprattutto dopo la menopausa. Ma perchè questa preferenza?
Le donne sono più colpire dal problema per costituzione, in quanto hanno una struttura ossea più minuta rispetto a quella dell’uomo, e anche lo spazio dove passa il nervo mediano è minore. Di conseguenza, la possibilità di una compressione è maggiore. Inoltre, nelle donne si verificano modificazioni ormonali molto importanti, come in gravidanza e in menopausa, in grado di favorire l’infiammazione e il rigonfiamento dei tessuti molli del polso, determinando così una compressione del nervo mediano.


Subito dal medico
Già dalla comparsa dei primi sintomi è possibile individuare la presenza della sindrome del tunnel carpale, anche se alcuni semplici test possono essere di aiuto al medico per scoprire con certezza la malattia, come:
percuotere con un martelletto o con un dito il polso a livello del tunnel carpale, che causa una specie di scossa che scatena subito dolore; chiedere al malato di mantenere il polso flesso per qualche minuto, che scatena un fastidioso formicolio alle dita della mano.


Si scopre con questi esami
Anche se molte volte un’accurata visita medica può permettere la diagnosi del disturbo, gli esami che danno preziose indicazioni sulla sindrome del tunnel carpale sono soprattutto due: l’ecografia e l’elettromiografia.

  • L’ecografia. Grazie a una piccola sonda, con questo esame assolutamente indolore lo specialista è in grado di vedere proiettate su un monitor le immagini dei tendini eventualmente infiammati e lo stato di salute del nervo mediano.
  • L’elettromiografia. Dopo aver applicato lungo il decorso del nervo mediano alcuni piccoli aghi, l’esame valuta la velocità di conduzione dello stimolo elettrico sopra e sotto il polso. L’esame dura pochi minuti e può essere leggermente fastidioso.
  • Si cura così
    Le cure sono diverse in base alla serietà della malattia ed è esclusivamente compito dello specialista decidere la soluzione più adatta a ogni singolo malato. Esiste la possibilità di utilizzare un tutore, una polsiera dotata di stecca centrale da indossare di notte, in modo da tenere il polso in posizione stabile e mettere a riposo il nervo mediano. In questo modo, l’infiammazione si riduce, la compressione diminuisce e i sintomi si attenuano fino a scomparire durante il riposo notturno. Il tutore è indicato quando la malattia è lieve oppure quando il disturbo ha fatto la sua comparsa da poco tempo. Insieme al tutore e per ridurre il male, può essere utile associare una cura con farmaci antinfiammatori, da prendere per qualche giorno. Per ridurre il dolore, possono essere utili le infiltrazioni di cortisone fatte direttamente nel tunnel carpale con un sottile ago, meglio se sotto guida ecografica ed eseguita da un medico esperto. Questo tipo di cura però a volte non risolve il problema che sta alla base della malattia, ma elimina solo temporaneamente i sintomi dolorosi e l’infiammazione. Tale pratica non può essere ripetuta a lungo nel tempo.


    Gli interventi chirurgici
    Ecco, invece, che cosa fare per guarire definitivamente dalla malattia.

    • La chirurgia a cielo aperto. In ambulatorio e in anestesia locale, lo specialista fa una piccola incisione sul palmo della mano, fino ad arrivare al legamento trasverso del carpo che comprime il nervo mediano e lo si taglia, facendo aumenta lo spazio a livello del tunnel carpale. Senza la compressione, il nervo mediano riacquista la sua completa funzionalità, anche se bisogna tenere il polso a riposo per almeno due settimane dall’operazione; tuttavia, è possibile cominciare la mobilizzazione delle dita già dopo poche ore dall’intervento.
    • Per via endoscopica. La cura del tunnel carpale può essere fatta anche per via endoscopica. Dopo aver praticato una piccola incisione traversa lunga 1-2 centimetri al polso, dal lato del palmo della mano, lo specialista introduce una sonda flessibile alla cui estremità è montata una piccola telecamera che proietta le immagini su un monitor. Poi, mediante un lama presente sulla stessa sommità della sonda, seziona il legamento traverso del carpo. Questo tipo di intervento viene eseguito in anestesia locale e dura circa un quarto d’ora.
    • I tutori
      Oltre che nella cura delle forme più lievi, i tutori sono un presidio fondamentale della riabilitazione. Vengono modellati direttamente sulla mano del malato, usando materiali che diventano duri raffreddandosi e adattati alle diverse esigenze della malattia da trattare. Possono essere di due tipi: statici oppure dinamici.

      • Statici. Mettono a riposo le strutture infiammate, come tendini e legamenti, oppure proteggono le strutture danneggiate da un trauma o dopo un intervento chirurgico. In genere hanno un’apertura con velcro per rendere agevole la rimozione. Il loro scopo è sfruttare le ore notturne per mettere a riposo le parti infiammate, annullando le tensioni presenti anche durante il sonno. Il risultato è graduale, non invasivo e senza rischi di effetti collaterali, presenti a volte con le infiltrazioni di cortisone.
      • Dinamici. Questo tipo di tutore è impiegato soprattutto per il trattamento delle rigidità articolari dopo un trauma o un intervento chirurgico o nella chirurgia dei tendini.